Il 30 Novembre la nostra Rappresentante in Senato Accademico, nonché la Presidente del Consiglio degli Studenti, Marta Ghidoli è intervenuta all’Inaugurazione del 160° Anno Accademico.
Insieme a lei sono intervenuti anche il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, il Sindaco del Comune di Milano Giuseppe Sala, il Ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, il Rettore Ferruccio Resta. Inoltre, è stata anche tenuta una Lectio dal titolo “Innovazione e Metodo Scientifico” da Benedetto Vigna, Amministratore Delegato di Ferrari.
Di seguito riportiamo il discorso integrale di Marta:
“Signora Ministra,
Signor Presidente della Regione Lombardia,
Signor Sindaco,
Magnifico Rettore,
Carissimi prorettori, direttori e dirigenti,
Gentili presidi e professori, personale tecnico-amministrativo, Care colleghe e cari colleghi, rappresentanti e studenti. Autorità tutte, aziende e società presenti.
Vorrei ringraziare il Magnifico Rettore che mi ha dato l’opportunità e l’onore di portare un mio contributo alla giornata di oggi in quanto Presidente del Consiglio degli Studenti. Vorrei cogliere questa occasione per proporre delle riflessioni che ho avuto modo di maturare insieme ai colleghi studenti e rappresentanti durante il mio mandato e durante tutto il mio percorso universitario.
Nel 2010, la riforma Gelmini definisce Le Università come sede primaria di libera ricerca e libera formazione, come luogo di apprendimento ed elaborazione critica delle conoscenze, per il progresso culturale, civile ed economico per il progresso della Repubblica. Dopo più di dieci anni, durante i quali abbiamo vissuto dei cambiamenti epocali in particolare dovuti alla pandemia, vi chiedo quindi qual è il ruolo dell’Università, oggi?
Certamente si parla di didattica, di ricerca e di terza missione. Tuttavia, se guardo alla mia esperienza, ho avuto modo di vivere l’Università non anzitutto come una mera preparazione alla domanda del mercato del lavoro, ma come un luogo in cui poter crescere e formarmi da un punto di vista umano. Attraverso il mio percorso di studi ho sicuramente acquisito le necessarie competenze e conoscenze ma per me e per i colleghi con cui ho condiviso questi cinque anni l’Università è stata un luogo in cui la persona era posta al centro, perché il ‘progresso della Repubblica’ passa per il progresso delle persone. Credo che l’Università debba contribuire alla crescita di soggetti, rendendoli protagonisti della propria storia, rendendoli responsabili e capaci di cogliere e di giudicare tutti i fattori costitutivi della realtà, così da poter partecipare alla costruzione del bene comune.
È solo con questi tratti che l’uomo non potrà essere sostituito da macchine e computer nell’era dell’iper-digitalizzazione nella quale siamo già immersi. È con questi tratti che noi giovani potremo affrontare attivamente le conseguenze socio-economiche della pandemia e della guerra.
Per noi studenti, il ruolo dell’Università è quindi quello di offrire lo spazio e le condizioni affinché un individuo possa crescere, conoscere sempre di più se stesso e i propri interessi e contemporaneamente quello di fornire le competenze e le conoscenze per rispondere alle sfide correnti legate al mondo del lavoro e alle esigenze attuali.
Tuttavia l’Università deve avere gli strumenti necessari per essere questo spazio di crescita. E in modo analogo, anche lo studente deve essere messo nelle condizioni per vivere pienamente la sua esperienza universitaria.
Nella scelta del percorso di studi, Milano è diventata sede di attrazione per i giovani: vi sono infatti studenti provenienti da tutta la regione, dall’Italia e dal mondo. Per non perdere questa attrattiva e quindi per sostenere l’Università e il suo ruolo formativo è necessario affrontare le esigenze della popolazione studentesca. Mi riferisco in primis al costo della vita nel capoluogo lombardo: i prezzi degli affitti sono diventati insostenibili sia per uno studente che per un neolaureato intenzionato a costruirsi un futuro in questa città. Questa criticità intralcia la possibilità per un giovane di poter vivere l’Università a 360 gradi e rischia di ledere il Diritto allo Studio. Riteniamo pertanto necessario costruire residenze e creare convenzioni sfruttando anche tutte le risorse che il PNRR mette a disposizione.
Per altro, la Costituzione prevede che tutti i capaci e i meritevoli abbiano accesso ai gradi più alti degli studi. Il Politecnico compie uno sforzo considerevole per coprire tutte le richieste degli idonei alla borsa per il Diritto Studio, mostrando di riconoscere il valore di tale investimento. Tuttavia, a livello nazionale resta ancora una percentuale di studenti a cui questo diritto non è garantito. Per questo chiediamo un aumento del Fondo Integrativo Statale affinché tutti gli studenti idonei possano avere accesso al Diritto allo Studio. Apprezziamo lo sforzo da parte del Ministero di avere ampliato i criteri ma chiediamo che questa misura sia resa strutturale con adeguati finanziamenti.
Credo sia necessaria una seria riflessione da parte di tutte le Istituzioni per mettere sempre più al centro del dibattito pubblico la formazione dei giovani. È la formazione che deve giocare un ruolo attivo nella costruzione del nostro paese considerato che è dagli Atenei di oggi che uscirà la classe dirigente di domani.
Mi permetto di toccare un altro aspetto che gioca un ruolo fondamentale nella crescita dell’individuo ed è lo strumento attraverso il quale vengono fornite conoscenze e competenze, ovvero la didattica. Affinché le attività didattiche non siano solo un’erogazione di informazioni è opportuno scommettere sul rapporto tra docenti e studenti. I docenti sono la prima interfaccia tra lo studente e l’Istituzione e sono i ‘maestri’ che noi giovani seguiamo in Università. Sono quindi i primi ad essere responsabili della formazione studentesca. I docenti sono messi nelle condizioni per svolgere questo ruolo? La proporzione studenti-docenti non è sempre idonea a favorire una didattica attiva, in cui lo studente sia partecipe e non spettatore. Crediamo sia sensato trovare delle soluzioni affinché il rapporto tra docenti e studenti sia facilitato, come ripensare la numerosità delle classi e le varie forme didattiche.
Sempre parlando di didattica, crediamo si debba lasciare più autonomia all’università nel creare i propri percorsi, non solo per modellarne di nuovi ma anche per perfezionare quelle attuali con procedure semplici e chiare, meno burocratizzate. L’autonomia nello stabilire i percorsi formativi permette di progettare corsi e attività didattiche sempre più all’avanguardia, sempre più innovativi e capaci di rispondere alle esigenze del contesto sociale ed economico del Paese e del mondo. L’università ha rapporti con realtà accademiche internazionali, con aziende sul territorio e non. Essa è il radar che intercetta i cambiamenti socio-economici e culturali, si adatta, rimodella i propri percorsi e alle volte è promotrice di questi cambiamenti che mai come oggi avvengono in tempi brevi. L’Università deve essere messa nelle condizioni di poter rispondere con prontezza alle trasformazioni e agli stimoli esterni così da formare la società del domani.
Mi rivolgo adesso ai miei colleghi studenti. Al Politecnico ci sono attualmente 29 Associazioni Studentesche, che vorrei ringraziare perché svolgono un ruolo attivo nel promuovere attività di ogni tipo che non solo valorizzano uno spettro ampio di interessi ma che creano occasioni di incontro e di collaborazione tra studenti. Vi invito a lasciarvi coinvolgere in queste attività affinché anche la vostra esperienza universitaria non sia ridotta ma possa essere un’esperienza di vita.
È quindi lavorando in sinergia, con lo Stato, la Regione, il Comune e con gli organi del Politecnico e l’amministrazione, con i docenti e gli studenti, che si costruirà un Università in grado di giocare un ruolo importante nella costruzione del bene comune.
Grazie.”