CREDITI DI ABILITAZIONE ALL’INSEGNAMENTO

CREDITI DI ABILITAZIONE ALL’INSEGNAMENTO

È febbraio. Sto camminando a fianco della Tilli per le strade di Taormina e le sto raccontando di me. Delle scelte che ho fatto, del mio futuro, dei miei desideri. È da qui che si parte, è questo che ci fa muovere. Sono le cose che abbiamo a cuore che ci permettono di spenderci e che sono bussola per l’utilizzo del nostro tempo. Che siano desideri buoni o cattivi, non importa.

È per le strade di Taormina, a partire dalle cose che mi stanno a cuore, che mi viene in mente un’idea. Da un anno ormai sono rappresentante al Politecnico nella Giunta di scuola 3I, e sto imparando a vivere ogni cosa in modo attivo, non con protagonismo ma come protagonista. 

E così decido di proporre al preside di Scuola di aggiungere al Politecnico dei corsi per permettere agli studenti del Politecnico di conseguire i 24 CFU richiesti dal Ministero per abilitarsi all’insegnamento. L’idea piace, e nel giro di poco inizio a pensare insieme ad una commissione composta da professori, preside e personale tecnico amministrativo, ai possibili esami da inserire per questo percorso. Mi ha colpito innanzitutto come loro fossero i primi ad avere a cuore il mio desiderio, cercando di fare in modo che io fossi la prima a poter usufruire del servizio (cosa non scontata siccome ormai sono quasi all’ultimo anno di magistrale). 

Ad aprile arriva la notizia: il Ministero pubblica una bozza del nuovo Pnrr in cui propone, per farla breve, di aumentare questi crediti a 60. E così crolla tutto quello che avevamo costruito fino a quel momento. 

Dopo un primo impatto shock, un altro desiderio mi muove. Il Ministero non sa quello a cui stavamo pensando qui al Poli. Non sa che c’è un gruppo ingente di studenti che ha cuore l’insegnamento.  E allora la preoccupazione non diventa tanto quella di portare avanti una battaglia, da cui ne sarei uscita solo perdente, ma piuttosto quella di mettere con serietà e sincerità il nostro desiderio e il nostro lavoro davanti al Ministro, e a tutti quelli che si stavano occupando della riforma. 

Desideravo andare sempre più a fondo in materia di insegnamento, per poter dare un giudizio sulle nuove proposte del Pnrr che non fosse superficiale. Ho parlato con un’insegnante per informarmi sulle procedure attuali dell’accesso all’insegnamento e con altri a cui ho chiesto un parere sulla nuova riforma. Ho contattato anche una dirigente che aveva seguito da vicino alcuni passi della riforma. 

Ho chiesto al Preside Capone se, come Politecnico, potevamo contattare qualcuno al Ministero. E così il 30 maggio ho avuto una call insieme al preside e alla vice-preside con il capo di dipartimento del Ministero dell’istruzione, Stefano Versari. Insieme ad alcuni amici ho scritto un documento (allegato alla fine dell’articolo) che abbiamo mandato al ministro Bianchi e al capo di dipartimento stesso in vista della chiamata. Purtroppo nella call ci è stato detto che lo spazio di manovra sul nuovo pnrr è pari a zero. 

Ce lo aspettavamo?

Sono comunque rimasta delusa e un po’ amareggiata. Sono contenta del lavoro che abbiamo fatto, della discussione con gli altri rappresentanti sull’argomento, dell’essermi mossa cercando di andare a fondo della questione e non viverla con superficialità o semplicemente accettando i nuovi cambiamenti da parte del Ministero.

Dopo la chiamata abbiamo continuato il nostro lavoro per un’altra strada, valutando un possibile intervento a livello di CNSU o tramite qualche emendamento in Senato. Anche in questo caso non c’è stato nulla da fare.

Arrivati a questo punto, a livello Politecnico probabilmente non partiremo con la proposta 60 crediti: rischia di essere un percorso eccessivamente costoso per il Politecnico e che verrà usufruito davvero da pochi studenti a causa dell’onerosità del percorso. Anche questo sarà un messaggio forte per il Ministero. 

Emanuela Dotti, rappresentante in scuola 3I con Lista Aperta 

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